LA ROSA è il simbolo per antonomasia della realtà in divenire. La Rosa in Occidente ed il loto in Oriente hanno lo stesso significato, cioè la produzione della manifestazione. La Rosa a cinque petali rappresenta l’elevazione spirituale dell’uomo. In quanto tale, rappresenta l’evoluzione, la transizione dallo stato profano allo stato sacro. La Rosa con otto petali è simbolo di rigenerazione; per questo venivano portate sulle tombe degli avi e offerte ai defunti.
Simbolo di soavità, di grazia, di bellezza, di perfezione e di purificazione nello spirito; è il fiore più espressivo, simbolo d’amore e di dolore, con le sue spine cerca di difendersi dalla profanazione, simboleggiando anche riservatezza e silenzio. La rosa è pertanto anche il simbolo del divenire e, per traslato, indica il perpetuarsi della vita umana da quella terrena verso un’altra dimensione a noi per il momento ignota, che i credenti chiamano aldilà e che trova il suo culmine, il suo compimento totale nella resurrezione.
Per questo motivo la rosa viene usata per raffigurare anche oltre alla vita eterna, la primavera che, se vogliamo, è un piccolo assaggio terrestre della resurrezione celeste che ci attenderà alla fine della nostra esistenza.
Tuttavia, anche chi non ha il dono della fede può facilmente riconoscere che tutta la nostra esistenza è continuamente attraversata da FASI CICLICHE: di alcune di loro – come ad esempio l’alternarsi delle stagioni – sappiamo la periodicità, ma di moltissime altre siamo all’oscuro. Se, ad esempio, siamo malati o in condizioni critiche dovute a qualsivoglia causa, come possiamo determinare se e quando queste scompariranno per far di nuovo posto a periodi di gioia, di serenità, di ristabilimento della salute fisica? E, una volta raggiunto questo stato di benessere, non abbiamo forse paura che la ciclicità della nostra esistenza ci arrechi di nuovo momenti di disagio?
Nell’esoterismo occidentale, ma anche in quello orientale, la rosa è diventata nel corso dei secoli uno degli emblemi più significativi della manifestazione del Divino. Infatti, osservando la sua struttura più conosciuta, la sua raffigurazione grafica, vediamo che il fiore da un centro si allarga, espandendosi verso l’esterno con numerosi petali e con delle corolle concentriche. Attraverso questo splendido fiore la natura ci rappresenta l’emanazione dell’Assoluto, che per l’ermetismo alchemico è un campo di energia e di creatività costante, ma indeterminato e indefinito, dato che tale energia e creatività è eterna ed infinita.
IL CAMMINO è un percorso che presenta una dimensione primariamente soggettiva e individuale di tipo ascendente a qualcosa di più alto della materialità. Per cammino si può intendere un percorso di breve durata, finalizzato ad un obiettivo specifico, o nel caso di un vero cammino interiore, tutta una vita e oltre… Ogni avvenimento della vita è parte di questo cammino, ma in particolare vi si possono inserire alcune tappe o momenti significativi, come ad esempio la pratica di varie discipline spirituali (tra cui la meditazione e la preghiera), il confronto con una persona che si ritiene dotata di profonda esperienza spirituale (chiamata maestro, assistente o precettore spirituale, o in altro modo, a seconda del contesto culturale), l’accostamento personale a testi sacri di qualsivoglia religione o il praticare discipline rivolte alla consapevolezza e al benessere psico-fisico ecc.
Nel cammino interiore vi possono essere delle vere e proprie prove da superare. Tali prove in genere, prima che un significato sociale, costituiscono una “verifica” per l’individuo del proprio raggiungimento di una determinata tappa. La spiritualità è anche descritta come un processo in due fasi: la prima relativa alla crescita interiore, e la seconda relativa alla manifestazione di questo risultato nell’esperienza quotidiana del mondo. Il lavoro interno può essere paragonato ad un viaggio la cui spinta motivazionale è rappresentata dal grande desiderio di raggiungere l’obiettivo finale, cioè la propria autorealizzazione. Solo una grande determinazione, infatti, è capace di consentire a chi lavora interiormente di vincere la PAURA, che non tarderà ad assalirlo. Paura dei pericoli, della solitudine, dei fallimenti, dell’ignoto, del cambiamento, della malattia e della morte. Colui che affronta il cammino iniziatico può essere supportato da qualche compagno di viaggio che procede, magari solo per un certo tratto, nella stessa direzione, o può affidarsi alla guida di qualche compagno più esperto. Questo trasformerà il suo viaggio solitario in una spedizione. All’inizio del viaggio, chi procede vuol fare in fretta. Si trova invece davanti una quantità di ostacoli inaspettati, imprevisti che spesso deve sopportare con pazienza e che si trasformano in vere e proprie prove da superare soprattutto con sé stessi e il proprio Ego.
Si suole paragonare il lavoro interno a quello di un minatore che scava in una buia galleria alla ricerca dell’oro; solo la pazienza (e la perseveranza) gli consente di raggiungere il risultato, che apparentemente non arriva mai. Se perde la pazienza ed abbandona il lavoro, perde l’oro che avrebbe potuto trovare magari già con la picconata successiva. Allo stesso modo, nel lavoro interno, non bisogna scoraggiarsi se apparentemente non succede nulla, se non si sente nulla; forse è soltanto una questione di pazienza.
Il cammino inizia varcando una soglia: Il vecchio viene abbandonato e si va incontro al nuovo, al cambiamento. Spesso, il vecchio è anche largo, comodo; il nuovo stretto e faticoso. È l’inizio del viaggio, che si compie sotto gli auspici di GIANO, il dio bifronte che con una faccia guarda avanti e con un’altra guarda all’indietro. La porta, dunque, o la soglia, è simbolo dell’inizio, del progresso, dell’avanzamento, dell’espansione; al contrario del muro, che è simbolo dell’arresto e della chiusura.
Valentina Auricchio
Operatrice Shiatsu, Musicoterapeuta, Operatrice olistica
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